
Ok, questa roba è una figata assurda!!!, esattamente quanto è osceno l’incipit di questo post. È stato calcolato che, dei 3 milioni di studenti partiti per l’Erasmus tra il 1987 (data di inizio programma) e il 2014, più di un quarto ha incontrato il partner della propria vita nel paese ospitante. Risultato: 1 milione di bambini. Un milione di neonati che come secondo nome si meriterebbero Erasmo o Erasmina. Un milione di cittadini europei frutto di genitori europeissimi.
L’altro dato (rincuorante) da mettere in luce è quello degli accoppiamenti. Altro che meetic, okcupido o badoo. Avete presente le statistiche sull’anima gemella che raccontano da bambini…c’è n’è una su un milione, figlio mio? Tutte balle! Basta prendere un aereo, infilarsi in un’aula magna forestiera e si hanno non lo 0,1… o,2… o,3%, bensì il 25% di probabilità di accasarsi. 1 su 4 torna sistemato. E sticazzi no?
L’Erasmus ha dato vita ad una vera e propria liberalizzazione del sesso. Dopotutto, quando un giovane 20enne va a vivere all’estero, impazzisce. Gnocca fritta per lui, gnocco duro per lei, o anche la prima per la quarta, o il secondo per il terzo (girate il chiasmo come volete). Fatto sta che il passaporto europeo per i giovani ha aperto le dogane delle lenzuola. Via i preconcetti di casa, il monachesimo dell’adolescenza, la paura di essere giudicati in cortile per i propri costumi sessuali. Quando uno pone una montagna di chilometri e persino un fuso orario fra sé e casa… saludos amigos.
Guarda caso la prima meta Erasmus è sempre stata la Spagna con la libertina Barcellona in pole position. Mica l’Islanda con la fredda Reykjavik che fa venir voglia di tutto fuorché di “kyavare”. Studenti, partite. E fate scorta di pannolini, che ci sono i saldi!
Al dire il vero sembra che in Islanda non se la passino così male
Andrea, sono felice di essere contraddetto. Se hai store islandesi da brrrrivido, racconta!!! Il tema è hot 🙂